Si può andare in pensione 7 anni prima (non più 4) con un accordo tra lavoratore, azienda e sindacato. Ecco a quali condizioni, chi paga e quanto si prende.

Vi piacerebbe andare in pensione 7 anni prima del previsto? E chi direbbe di no? Esiste un modo per dire addio al lavoro 7 anni prima raggiungendo un accordo con l’azienda per essere accompagnati al fatidico giorno della pensione. Questo strumento si chiama isopensione ed è previsto dalla riforma Fornero [1] con le dovute modifiche introdotte dalla legge di Bilancio 2018 [2].

Pensiamo, ad esempio, alle aziende che versano in difficoltà economiche e che hanno bisogno di «snellire» il proprio organico. Anziché ricorrere al licenziamento di una parte del personale, possono usufruire di questa possibilità (alle condizioni che vedremo di seguito) garantendo, comunque, un reddito a chi è prossimo alla data del pensionamento, senza eccessivi traumi e senza costringere a chi deve abbandonare il lavoro a cercarsene uno nuovo.

Ma che cos’è l’isopensione e come funziona? Come e quando consente ad un lavoratore di andare in pensione 7 anni prima? Vediamo.

Isopensione: che cos’è?

Come dicevamo, l’isopensione (o assegno di esodo) è uno scivolo previsto già dalla riforma Fornero che serve ad «accompagnare» alla pensione i dipendenti in esubero che sono più vicini alla data in cui, comunque, andrebbero in pensione.

Finora, era possibile andare in pensione con 4 anni di anticipo. Tuttavia, la legge di Bilancio 2018 ha portato questo limite a 7 anni per il triennio 2018-2020. Significa che all’accordo possono aderire i lavoratori a cui, in questo triennio, manchino 7 anni per arrivare sia alla pensione di vecchiaia sia a quella anticipata.

Facciamo un esempio: nel 2018 possono aderire all’isopensione i lavoratori che hanno 60 anni e 6 mesi di età anagrafica e che, quindi, arriverebbero alla pensione di vecchiaia nel 2025 con 67 anni e 6 mesi di età. Ma anche un dipendente che ha 36 ani e 9 mesi di contributi e che, nel 2025 (quindi fra 7 anni) avrebbe diritto alla pensione anticipata con 43 anni e 9 mesi di contributi (un anno in meno per le donne).

C’è, comunque, da considerare la speranza di vita, ciclicamente aggiornata dall’Istat.

Isopensione: come funziona?

Possono ricorrere all’isopensione le aziende con più di 15 dipendenti che hanno avviato un piano di ristrutturazione, in accordo con i sindacati depositato all’Inps (garante dell’intesa tra datore di lavoro e dipendenti).

L’azienda che intende usufruire dell’isopensione per gestire meglio gli esuberi di personale deve versare al lavoratore per tutto il periodo di esodo un assegno pari all’importo del trattamento pensionistico per 13 mensilità. Al dipendente non spettano gli assegni familiari ma viene applicata l’Irpef.

È l’Inps ad erogare materialmente l’assegno di esodo, dopo che l’azienda avrà provveduto al pagamento tramite una fideiussione bancaria

Il datore di lavoro, infatti, deve presentare l’accordo sindacale all’Istituto di previdenza affinché vengano valutati i requisiti pensionistici dei dipendenti e, quindi, validato. Se tutto corrisponde, l’Inps rilascia via Pec un prospetto con l’onere complessivo del programma di esodo ai fini della fideiussione bancaria. Solo a quel punto, l’isopensione diventa operativa.

Significa che da quel momento il rapporto dei lavoratori interessati cessa e l’Inps inizia a pagare l’assegno dal primo giorno del mese successivo.

L’importo dell’assegno non prevede la contribuzione figurativa, che verrà versata dall’azienda per il periodo tra il raggiungimento dell’accordo e la data effettiva della pensione del dipendente. Da questo importo non verranno effettuate trattenute per il pagamento di oneri quali riscatti e ricongiunzioni.

L’isopensione è soggetta a tassazione ordinaria.

Questo assegno di esodo non è reversibile, tranne nei casi di riscossione di pensione indiretta per il decesso del beneficiario.

Nel momento in cui vengono raggiunti i requisiti per il pensionamento del lavoratore, l’assegno viene ricalcolato in base all’ulteriore contribuzione versata dall’azienda durante l’isopensione.

Isopensione: a quanto ammonta l’assegno?

L’importo dell’assegno di esodo, cioè dell’isopensione grazie alla quale l’azienda accompagna un lavoratore alla pensione 7 anni prima del previsto, è pari al trattamento che spetterebbe al dipendente al momento in cui avrebbe diritto alla pensione esclusa la contribuzione figurativa che, comunque, viene versata dal datore di lavoro per tutto il periodo dell’isopensione nella stessa misura in cui il dipendente l’avrebbe percepita se fosse rimasto in azienda. Appare ovvio, dunque, che l’importo sarà leggermente inferiore a quello che il lavoratore incasserà al momento della pensione vera e propria.

Ricordiamo – l’abbiamo accennato prima – che non sono previsti gli assegni familiari, non c’è la perequazione automatica e non vengono effettuate le trattenute per il pagamento di oneri (riscatti, ricongiunzioni, cessione del quinto, mutui o prestiti, ecc.).

Inoltre, è stata abolita la penalizzazione sugli accessi alla pensione anticipata con meno di 62 anni.

Isopensione: che succede se l’azienda non versa i soldi all’Inps?

Come detto, il carico economico dell’isopensione è sulle spalle dell’azienda. Nel caso quest’ultima interrompa il versamento dei pagamenti mensili, l’Inps può chiedere al garante il pagamento delle rate. Se la situazione si protrae per 180 giorni, l’Inps ha la facoltà di prosegui­re con il versamento del trattamento previsto. Ma se la fideiussione non viene corrisposta nemmeno dal garante, l’Istituto non erogherà la prestazione né accrediterà la contribuzione figurativa correlata.

note

[1] Legge n. 92/2012.

[2] Legge n. 205/2017.

Fonte: https://www.laleggepertutti.it/193248_isopensione-cose-e-come-funziona